Docenti fuorisede, l’allarme del CNDDU: "Un decennio di esilio e povertà, priorità nei trasferimenti"
Il Coordinamento Nazionale Docenti Diritti Umani rompe il silenzio sulla condizione economica degli insegnanti della "Buona Scuola": "Spesi fino a 90mila euro in affitti"
Non è più solo una questione di chilometri, ma di sopravvivenza economica. Il Coordinamento Nazionale Docenti della disciplina dei Diritti Umani (CNDDU) solleva il velo su quella che definisce una vera e propria "emergenza strutturale": la condizione dei docenti di ruolo fuorisede, molti dei quali lontani da casa ormai dal 2015.
L'emergenza abitativa e il "caro-scuola"
Secondo il Coordinamento, la situazione ha superato il livello di guardia. In molte città italiane, l’affitto arriva a divorare oltre il 60% dello stipendio di un insegnante. Il CNDDU parla senza mezzi termini di una «"vera emergenza strutturale che incide sulla dignità del lavoro pubblico e sulla qualità dell’istruzione"».
I numeri citati nel documento sono impietosi: negli ultimi dieci anni, molti docenti hanno versato nelle tasche dei proprietari di immobili cifre esorbitanti. Il Coordinamento sottolinea come, nell'arco di un decennio, i lavoratori abbiano speso «"esclusivamente per l’affitto cifre comprese tra i 70.000 e i 90.000 euro, somme enormi se rapportate agli stipendi del comparto scuola"».
Il paradosso dei docenti di Diritto
Il comunicato pone l'accento su un cortocircuito istituzionale che colpisce in particolare la classe di concorso A046 (Discipline giuridiche ed economiche). Per il CNDDU è una «"contraddizione evidente che proprio coloro che insegnano il valore delle istituzioni e dei diritti fondamentali siano costretti a vivere in una condizione di fragilità economica"». Un impoverimento che il sindacato definisce «"una povertà silenziosa che si manifesta nella rinuncia, nell’incertezza e nella difficoltà quotidiana di sostenere spese essenziali"».
La richiesta al Ministro Valditara: mobilità 2026
La soluzione non può più essere rimandata a semplici accorgimenti tecnici. Il CNDDU punta dritto alla prossima contrattazione, chiedendo un "cambio di paradigma" radicale. L'obiettivo è ottenere per i docenti assunti con la Legge 107/2015 una «"priorità assoluta nel rientro nei propri centri di residenza"».
Non si tratterebbe di un favore, ma di un atto dovuto: «"Tale priorità non può essere considerata un’eccezione o una concessione, ma una misura di riequilibrio e di giustizia amministrativa"», scrive il Coordinamento, che rivolge poi un appello diretto al Ministro dell'Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara.
Una scuola "fragile"
Le ripercussioni, avverte il Coordinamento, colpiscono gli studenti tanto quanto i professori. La fuga dai ruoli e la discontinuità didattica sono i sintomi di un sistema che non regge più. La conclusione del CNDDU è un monito per l'intero Paese: «"Una scuola che si regge sul sacrificio permanente dei suoi lavoratori è una scuola strutturalmente fragile"». Restituire dignità ai docenti, conclude la nota, è l'unico modo per garantire la credibilità delle istituzioni.